SAN
BENEDETTO DEL TRONTO - «Luciano
Mascitti in parrucchieria? Ma se non aveva i capelli!». E giù tante
risate con gli occhi lucidi di commozione, mentre a prendere il
sopravvento sono i ricordi legati alla spensieratezza di un tempo
lontano, soprattutto per chi ora ha le chiome striate d’argento.
Non tarda a venir fuori fuori lo spirito goliardico degli amici più
cari di Mascitti che, per ricordare l’artista nel decennale della
sua scomparsa, hanno voluto dedicargli una mostra nel luogo più
insolito e, nello stesso tempo più idoneo, che si potesse
immaginare. Una parrucchieria, appunto. Sartarelli, in via Laberinto
54, storica via incastonata nel cuore pulsante della città di San
Benedetto del Tronto. Un luogo in cui si celebra la bellezza nelle
sue varie declinazioni perché, oltre ad ospitare una magnifica
scultura in ferro battuto - un suggestivo intreccio di viti con
foglie che si snodano verso l’alto - accoglie al suo interno
iniziative culturali di vario genere trasformandosi così in Galleria
Sartarelli. L’idea è lodevole perché i quadri di Mascitti sono in
sintonia con l’ambiente e di facile comprensione, pertanto non
hanno bisogno di spiegazioni né tantomeno di cornici, mettono di
buonumore con la loro esplosione di colori ed accompagnano
piacevolmente il tempo che le persone trascorrono in parrucchieria.
L’esposizione delle opere, infatti, è stata realizzata in modo
tale da rendere le tele ben visibili nel loro intero percorso. E
persino guardando la propria immagine riflessa dagli ‘specchi-foglia
di vite’, il cliente può scorgere alle sue spalle le forme
sconnesse degli omini colorati di Mascitti che riecheggiano Picasso,
unica ‘licenza pittorica’ di un artista che non si è fatto mai
influenzare da nessuna tendenza, permettendo soltanto alla musica
classica di armonizzare il suo ‘delirio’ artistico.
Mascitti, infatti, dipingeva immerso in un’atmosfera musicale che,
oltre ad infondergli estro e malinconia, lo metteva in collegamento
con spiriti eletti come Mozart, Bach, Vivaldi, Beethoven e tanti
altri , imprimendone il nome nel quadro che
aveva realizzato in loro ‘compagnia’. E lo faceva attraverso una
scritta che ancora oggi disorienta lo sguardo per la sua posizione
ogni volta diversa, una sorta di ‘neon’ per indicare che quel
quadro era stato dipinto ‘con Mozart’, compositore da lui
prediletto soprattutto nell’ultimo periodo poiché appare in circa
l’80% della produzione più recente. Un’idea originale, ma
anche un ‘tocco’ personale che rende unico Mascitti, in quanto
non è riscontrabile in nessun pittore del Novecento. Le opere
esposte nella Galleria Sartarelli appartengono agli ultimi anni e,
fatta eccezione per un solo quadro a cera, gli altri sono tutti
acrilici su tela: immediati, veloci, dipinti quasi in serie a
differenza di quelli realizzati negli anni precedenti, che sono
visibilmente più grandi , elaborati, complessi, ed abbracciano
diverse tecniche tra cui anche la matita e il carboncino. In entrambi
i casi, però, le immagini restano forti e genuine, sono prive di
profondità e prospettiva ma parlano attraverso una violenta
esplosione di colori.
Sono lanci veloci, elementari, non possiedono
una tecnica pittorica raffinata, eppure riescono a bloccare l’attimo
ed arrivare dritti al cuore grazie alla loro spontaneità. Sono pura
fantasia galoppante su tela, da cui prendono vita molteplici forme
dai colori sgargianti caratterizzate da una sproporzione di teste e
braccia. Mostri allegri e mai cupi, che suscitano sorrisi e
piacciono tanto persino ai bambini. «Luciano era il mio
migliore amico, un uomo generoso, un artista puro che per me resterà
sempre il ‘Ligabue di San Benedetto’ .
Terzo di cinque figli, era legatissimo alla famiglia e alle sue
umili origini. La sua assenza si fa sentire forte ancora oggi, così,
per tenerlo sempre vivo nei ricordi di tutti e per far sì che le
nuove generazioni possano conoscere la sua arte, abbiamo realizzato
un blog (lucianomascitti.blogspot.it) » spiega Patrizio Moscardelli
che ha seguito il progetto in collaborazione con UT , rivista
bimestrale d’arte e fatti culturali, e la signora Maria Mascitti,
sorella dell’artista, la quale ha accolto con entusiasmo l’idea
mettendo a disposizione fotografie, ricordi e aneddoti. Impossibile
non ricordare Mascitti nel ruolo di cantante e batterista di
un gruppo di giovani musicisti che negli anni Sessanta hanno
esportato in Germania il genere melodico all’italiana.
«Luciano aveva una voce potente, in bilico tra il tenore ed il
baritono.
Suonava anche la batteria» ricorda con il sorriso sotto i
baffi uno dei suoi amici «Erano gli anni del dopoguerra e ci
divertivamo come matti a suonare. Eravamo dei ‘somari’, ma già
da allora s’intuiva la forte esigenza di Luciano di ‘aggredire’
l’arte in tutte le maniere». Sorride anche Maria, che definisce
il fratello ‘generoso e sfortunato’, ma anche coraggioso poiché
una volta tornato in Italia ha investito i suoi soldi acquistando
una prestigiosa galleria , sita tra via XX Settembre e via
Risorgimento, presto diventata un punto di riferimento per molti
artisti ed anche meta di personaggi noti incuriositi dalla sua arte.
Un gesto decisamente innovativo e controcorrente in quegli anni, che
si è poi rivelato per Mascitti fonte di grandi preoccupazioni, fino
ad arrivare alla chiusura definitiva della galleria. Mascitti, però,
non hai mai chiuso con l’arte. Anzi. Ha prodotto centinaia di opere
che hanno varcato persino l’oceano per prendere il loro posto in
personali sempre molto apprezzate. Celebri anche le sue frasi. Una
per tutte:«Io dipingo. È la mia natura. Non sono un paesaggista,
non amo fare il fondo. Intorno c’è solo spazio vuoto». Uno
spazio vuoto che Luciano Mascitti, da meraviglioso spirito libero
quale è sempre stato, ha saputo riempire nel modo più puro e
luminoso con le sue opere che sono un’autentica gioia per gli
occhi. La mostra, il blog, le iniziative a lui dedicate e questo mio
scritto sono segno tangibile di come Luciano abbia conquistato
l’immortalità nel cuore di noi tutti.
Rosita
Spinozzi